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Carnevale, è il momento dei dolci via libera a frappe e castagnole

Last Updated on 2 anni by Michele Valente

Non ci sono solo i carri allegorici e le maschere a rendere unico e speciale i giorni del Carnevale: la tradizione italiana, infatti, prevede anche che si preparino dolci ad hoc.

A raccontarcelo è il team di NonSoloRiciclo, che ci aiuta a conoscere la variegata tradizione gastronomica di questo momento di festa. Le frappe, per esempio, vengono preparate in tutta Italia, anche se con nomi differenti: in Liguria si chiamano bugie, nelle regioni del Sud si chiamano chiacchiere, a Bologna si chiamano sfrappole e in Toscana si chiamano frappe.

 

La storia delle frappe

Per risalire alle origini delle frappe è necessario fare riferimento ai Saturnali, vale a dire le feste solenni che, ai tempi dell’antica Roma, venivano celebrate in onore di Saturno e che possono essere considerate le antenate del Carnevale di oggi.

I Saturnali si svolgevano in inverno, in un periodo in cui le distanze sociali si riducevano in modo significativo e diverse leggi venivano sospese. In occasione dei festeggiamenti, inoltre, l’atmosfera di giubilo si concretizzava non di rado in eccessi gastronomici e grandi bevute di vino, che a loro volta conducevano a orge.

Le frictilia erano le protagoniste degli accessi a tavola: non molto diverse dalle frappe moderne, erano strisce di impasto che venivano fritte nel grasso di maiale. L’utilizzo dello strutto per la frittura non aveva solo motivazioni culinarie: esso, infatti, era segno di generosità della terra e di ricchezza, e serviva ad evocare l’opulenza e il tempo governato da Saturno.

 

Le castagnole

Nel novero dei dolci fritti che costellano le tavole degli italiani nel corso dei festeggiamenti per il Carnevale, però, non ci sono solo le frappe: meritano di essere menzionate, infatti, anche le castagnole.

La loro storia è più recente, visto che per individuare la loro nascita è sufficiente fare un salto indietro nel tempo fino al XVIII secolo. In particolare, un manoscritto di fine Settecento del Viterbese menziona questi dolci, e descriva ben 4 golosità diverse per la loro preparazione: una contempla la cottura in forno, mentre le altre tre impongono la frittura.

Oggi le castagnole, in effetti, possono essere infornate o fritte: l’importante è che queste palline di pasta vengano addolcite con un rivestimento al miele o con dello zucchero spolverato. Va detto, in ogni caso, che secondo alcuni le castagnole venivano preparate già nel Seicento da due cuochi delle importanti famiglie Farnese e D’Angiò, che le chiamavano struffoli alla romana.

 

La ricetta delle castagnole: gli ingredienti necessari

Ma come si preparano le castagnole? Tra le diverse ricette italiane prendiamo come riferimento quella che prevede la frittura. Per ottenere una trentina di castagnole c’è bisogno di 50 grammi di zucchero, di un paio di uova, di 40 grammi di burro, di mezza scorza di limone, di 200 grammi di farina 00, di un cucchiaio di liquore all’anice, di un baccello di vaniglia, di 8 grammi di lievito per dolci in polvere, di un pizzico di sale e di olio di semi di arachide per friggere.

 

La preparazione delle castagnole fritte

Si inizia mescolando lo zucchero con i semi di vaniglia estratti dal baccello (è sufficiente praticare una lieve incisione con un coltello). Quindi si aggiungono la farina e le uova; si procede con il burro a pomata, il liquore all’anice e la scorza del limone, che in precedenza sarà stata grattugiata.

Una volta uniti il lievito setacciato e il sale, si continua a mescolare: prima o poi sarà necessario impastare a mano. Quando l’impasto è pronto, si possono creare le palline.

Nel frattempo si inizia a scaldare l’olio, che deve raggiungere una temperatura di 170 gradi: per le fritture non è mai consigliabile andare a occhio, quindi conviene munirsi di un termometro da cucina. Una volta cotte, le castagnole vanno lasciate su un foglio di carta paglia: quando sono ancora calde, ma non bollenti, possono essere spolverate con lo zucchero. È preferibile consumarle nel giro di poco tempo.