Last Updated on 1 anno by Michele Valente
Anno all’estero parola agli esperti
“Come funziona l’anno all’estero?”, “Quanto costa?”. “Ma È riconosciuto?” e poi anche “Ma lei lo consiglia?”
Organizzo l’anno scolastico all’estero da oltre 13 anni, e mi hanno posto queste stesse domande ogni giorno, per moltissime volte. E ce ne saranno ancora moltissime altre.
E tuttavia, ogni volta, per “loro”, per i genitori e gli studenti che ci chiamano o che vengono a trovarci per informazioni, è sempre la prima, indimenticabile volta.
È la prima volta in cui i genitori guardano al proprio figlio o figlia di 16 anni, rendendosi conto che è “quasi” maggiorenne, quasi adulto, quasi insomma pronto a non volere più i loro consigli e a fare di testa sua. Probabilmente facendo degli errori, come è ovvio.
Ed è la prima volta in cui loro, i figli, devono convincere i propri genitori che andare a studiare per un intero anno scolastico in un altro Paese sia la cosa giusta da fare.
Devono convincere i loro genitori che sono pronti, maturi, responsabili e che il mondo non è un posto spaventoso. E che i mesi passeranno ma saranno mesi importanti per il loro futuro.
Insomma, che non sono più bambini, e che sanno cosa stanno per fare.
“Ma Lei consiglia di andare all’estero per un anno?”
Ecco, la domanda più importante di tutte, al di là delle richieste di informazione “tecnica”, è proprio questa. “Io consiglio di fare un anno all’estero?”
Io non posso dare questo tipo di consiglio.
Sarei di parte, non solo economicamente, visto che organizzo questi viaggi per lavoro. Ma soprattutto perché noi, come agenzia, in questa esperienza di studio all’estero, ci crediamo molto.
Ci crediamo perché abbiamo visto, negli anni, moltissimi studenti e studentesse fiorire, maturare, e diventare in fondo quello che già erano, ma che dovevano trovare il coraggio di tirare fuori. E tutto grazie a questo anno scolastico all’estero.
Che poi, la differenza non la fa né la durata del periodo di studio all’estero (3 o 6 mesi, un anno intero, non importa), né il Paese in cui si sceglie di andare a studiare.
La fa solo la motivazione e l’attitudine con cui si parte, e quella di chi resta in Italia, ovvero i genitori.
Nei nostri colloqui precedenti la partenza, oltre a dare informazioni pratiche su che documenti portare, come contattare il referente locale all’estero, cosa portare a scuola il primo giorno e così via, c’è un aspetto che sottolineiamo molto.
Il fatto che l’esperienza di un anno all’estero è individuale e diversa per ognuno dei partecipanti. Le recensioni e i racconti dei nostri ex studenti lo dimostrano.
Ci sono studenti che partono molto spaventati, timidi, quasi sorpresi che sia arrivato finalmente il giorno della partenza.
E quelli spavaldi, che rassicurano i genitori in aeroporto salutandoli al volo, e lasciandoli lì sperduti e soli.
Gli studenti che le prime settimane le trovano molto difficili, perché nonostante il coraggio iniziale, si rendono conto che mancano gli amici, e persino quei rompiscatole dei genitori.
E gli studenti che invece acquistano ogni giorno un po’ più di fiducia in sé stessi e nel mondo, attaccando bottone con qualunque coetaneo capiti loro vicino, in modo da parlare in inglese, in francese, in qualunque altra lingua. E di conoscere tutto quello che sta loro intorno.
Come vivono all’estero gli studenti exchange?
Il mondo in cui iniziano ad avere fiducia, in questo caso, è rappresentato dalle nostre fantastiche famiglie ospitanti all’estero, che ogni anno si prendono l’impegno di ospitare adolescenti di ogni parte del mondo. Loro sono quelle che se ne assumono la maggiore responsabilità, legale e psicologica, e il grande impegno di cercare di trovare un contatto umano con loro, anche se la differenza culturale e di età rendono tutto un po’ difficile. A loro non potremo mai dire grazie abbastanza.
I nostri referenti locali che rispondono a telefonate anche banali in piena notte, risolvono piccole emergenze e inconvenienti, chiariscono incomprensioni linguistiche e burocratiche con le scuole e con le famiglie.
Il mondo all’estero di uno studente Exchange è fatto di altri studenti stranieri altrettanto sperduti e curiosi, e di studenti locali a volte disponibili a fare amicizia, a volte persi davanti ad uno smartphone.
Di nuovi modi di organizzare la propria giornata, sveglia presto, bus o treno per andare a scuola, divisa scolastica se in Irlanda o in Inghilterra, modi diversi di parlare, chiedere le cose, ringraziare.
Ogni passo, per i nostri studenti Exchange all’estero, è un passo in più verso una maggiore consapevolezza di sé e degli altri, e di conseguenza, verso una maggiore maturità psicologica e intellettuale.
Se viaggiare con i propri genitori da piccoli è la prima porta che si apre sul mondo, frequentare una scuola superiore all’estero per un anno, vivendo in una famiglia diversa dalla propria, è una grande sfida ma soprattutto è un grande successo personale.
Lo è per i genitori, che hanno il coraggio di farli andare via i propri figli, confidando di aver fatto un buon lavoro educativo fino a quel momento, e sperando che sappiano sempre badare a se stessi.
Lo è per gli studenti che si mettono in gioco, anche a costo di perdersi tutte le feste di compleanno di 18 anni dei compagni di scuola, per vedere qualcosa di diverso, e scoprire se stessi e gli altri.
“Quindi, Antonella, lei lo consiglia l’anno all’estero?”
Io Sì, Voi che ne dite?
Grazie a Michele e Chiara per aver ospitato questo mio racconto sul loro blog.
E’ stato un piacere.
Antonella Crisafulli (Annoallestero.it)
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